venerdì 2 novembre 2012

Paese che vai, bronchite che trovi

Devo capire bene qual'è il mio problema. Cioè, tra i mille che ho - psicologici, emotivi, fisici - perché sono sempre malata? Saranno due mesi che non respiro come potenzialmente potrebbero fare i miei giovanissimi e sanissimi - coff coff - polmoni. Ormai la Tachipirina (o Tachipiriña per essere più esotici) è la mia migliore amica,  recentemente si è aggiunto il Fluimucil al party, olè!
Ormai mi sono rassegnata. Almeno avere un principio di bronchite nell'inverno finlandese è un po' più adeguato che averlo nell'autunno torinese, almeno ha più senso.

Sono due giorni che vado a lavoro e non concludo tendenzialmente una cippa. Male. Giovedì ho fatto per la prima volta un'intervista qui, è stato difficile perché non sono concentrata come dovrei, avevo paura, ansia da prestazione, senso di inadeguatezza - il solito insomma - e già normalmente mi impanico; farlo in inglese è stata veramente un'impresa, ma alla fine me la sono cavata, anche grazie al supporto più o meno a distanza di qualcuno - pochi ma buoni.

Ho ricevuto in separata sede - dato che questo blog si rifiuta di pubblicare i commenti del sig. Fullin - dei feedback sul mio precedente post e la conclusione è che sono io che non sono normale. Forse aver vissuto sulle montagne ha influito un po' sulla mia visione del mondo. Quindi mi adeguerò e cercherò di fare meno la "Heidi" della situazione. 

Il babysitteraggio dei genitori procede bene, gli ho insegnato a prendere l'autobus, mamma si ostina a parlare italiano alla gente agitando cose in mano - come se il verbo "vidimare" fosse vagamente comprensibile a un autoctono finnico. Mio padre insiste sul fatto che dovrei cercare lavoro qui... però accetterebbero volentieri anche una meta più vicina, che so, la Germania!

Continuo a ricevere notizie dall'Italia, di quello che fate nelle vostre vite (più o meno di tutti, almeno, chi sceglie di condividerle con me), del collegio... sono un po' disappointed per alcune questioni e preoccupata per altre, speravo in trasferimenti post-laurea che con molta probabilità non avverranno, e in alcuni non-trasferimenti post-laurea che forse avverranno; non che io possa essere una variabile decisionale in entrambi i casi... anzi, nel primo forse, nel secondo probabilmente non lo sono mai stata.

Con oggi sono due settimane che sono qui, e mi sembra un'eternità. Natale mi sembra lontano anni luce e mi piange il cuore al'idea di perdermi l'atmosfera che permea Torino in questo periodo - il mio preferito - quello in cui attendi speranzoso qualcosa. Da piccolo erano i regali. Da grande quello che attendo è di poter stare un po' di tempo, pochi giorni, o poche ore, con la mia famiglia, i miei fratelli, le mie cognatine, le mie amiche di sempre. Natale è un eterno ritorno e mi piace attenderlo come quando ero piccola, carica di emozioni; addobbare casa (e il collegio), pensare ai regali, quest'anno sarà diverso.

Inizio quindi a sentire fisicamente la mancanza di Torino - dalle strade, al collegio, all'ufficio persino! - ma mi sto abituando man mano a questa routine un po' più solitaria, ho quasi paura che quando tornerò non saprò più stare in mezzo alla gente. 
Cerco di far tesoro di tutto quello che posso imparare qui per poterlo riportare indietro, per poter dire "Sì, quest'esperienza mi ha fatto crescere"; inizio a pianificare e pensare razionalmente al futuro, al mio futuro senza nessuna influenza - nel bene e nel male - e l'idea di avere fin troppe possibilità mi terrorizza!

Questa settimana è passata relativamente velocemente, come è passato velocemente il mese di luglio qualche tempo fa... all'inizio ogni secondo sembra eterno, ti senti spettatore di una giornata che procede al rallentatore...ma è giusto il tempo di abituarsi al nuovo status quo... perché poi vale la solita regola, se lo fanno gli altri - dico abituarsi - perché io non dovrei ? Quindi si va avanti, guardando dritto e cercando di scacciare tutto quello che non è coerente con questo nuovo cammino. Ognuno ha scelto - o si è imposto - il proprio e le persone da metterci.  


Come dice sempre mia mamma - i buoni detti pseudo siculi importati al norde che adoro - "Chi lascia la vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non quel che trova". Già. 
L'importante quindi è non guardare indietro. Perché quando hai il dubbio di essere sulla strada sbagliata, di essere finito dalla padella alla brace, se ti guardi indietro è finita. 
Ma è anche vero che quando ti accorgi che realmente sei sulla strada sbagliata, sei già a un passo dal trovare quella giusta. Basta accorgersene... e muovere il culo!

2 commenti:

  1. What! La conclusione non era esattamente quella... Ti ho solo proposto un altro modo di vedere le cose :) (anche perchè lo sappiamo tutti che sei "normale")

    Per il resto, io consiglio sempre alle persone magre che stanno male di mangiare di più (anche se non mi ascoltano mai), però nessuno mai mi ascolta.

    Che la Forza sia con te!

    Firmato: il Sig. Fullin

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  2. Gent.le sig. Fullin, dopo mesi come compagni di banco dovrebbe sapere che io traggo conclusioni tutte mie :)
    Vedo che è riuscito a postare un commento, mi complimento!
    Per il resto, qui non sto mangiando molto, in mensa ci sono cose troppo strane...il Sig. Brignolo ne sarebbe contrariato :P
    Oggi ho rivisto gli Angry-tu-sai-cosa e ti ho pensato...che tristezza! ;)

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