martedì 23 ottobre 2012

Back to school - Takaisin kouluun

Un post giusto per raccontarvi il mio primo giorno di "lavoro". Alla fine non è stato così tragico. Alla fine.
All'inizio è stato come previsto.
Non sento la sveglia e sono in ritardo. Classico.
Pioggia incessante senza ombrello. Classico.
Sbaglio autobus. Classico.
Però azzecco la fermata, e in quel momento mi son sentita bravissima.

Per il resto ho una scrivania enorme tutta per me con vista sul bosco (non chiedetemi quale, qui ci sono boschi a ogni angolo), accesso illimitato allo storage della cancelleria, un pouf dove bivaccare durante la siesta, due biondissime tutor finlandesi stragentili e dei compagni di ufficio discretamente antipatici (di cui una spilungona rossa con la faccia equina che, giuro, mi fa paura e che oggi ha cambiato vestiti 3 volte).

A pranzo mi hanno chiesto se ho già imparato qualche parola. Da brava scolaretta ho ripetuto quelle poche che so e mi han detto che ho un ottimo accento. In totale le parole sono 5 - però dette bene!
Il lavoro deve ancora entrare nel vivo, per ora leggo articoli da cui trarre libera ispirazione - copincollare - per la mia tesi. Tea (la mia bionda tutor n.ro 1) mi ha prospettato l'ipotesi di una collaborazione anche oltre la mia permanenza, oltre che la pubblicazione del mio lavoro, cosa che mi ha fatto emozionare quanto terrorizzare!

Il momento di panico più grande della giornata però è stato tornando dall'università: davanti al banco frigo del supermercato, con tipo 153 tipi diversi di panna/yogurt/latte, individuare quella giusta. 
E ovviamente non l'ho fatto. Ho chiesto alla prima signora che passava di consigliarmene una e via. Non era così male, in fondo.

Ora sono sola nella mia cameretta e ovviamente sta per assalirmi la nostalgia serale di cui soffro tipo da quando sono partita. Cercherò di cacciarla via con un po' di VirginRadio (o di finlandese, a scelta); non pensando a come tutto scorra, o almeno, come a Torino tutto scorra tra il Poli, il collegio, le feste e le partite della Juve. 

E di come qui invece resta tutto immobile. Cioè, resto.

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